Due giorni a Phnom Penh: la tappa da non perdere

A volte quando penso alla Cambogia sento un magone allo stomaco che pochi altri luoghi al mondo mi hanno provocato in maniera così forte.
La Cambogia ha toccato le corde del mio cuore, ha saputo conquistarmi con una semplicità estrema, con quella genuinità povera e polverosa di chi riesce ancora ad incuriosirsi alla vista di un turista.

due giorni a phnom penh
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Non che non ci siano i turisti in Cambogia, anzi, ma se confrontiamo la capitale o Battambang con la ben più popolare Siem Reap è impossibile non notare un divario abissale. Phnom Penh va vista, non si discute.
Durante i nostri due giorni a Phnom Penh ho capito una cosa: qui puoi fermarti in un punto qualsiasi e osservare la vita scorrerti davanti agli occhi, puoi captare abitudini e tradizioni, puoi scegliere di mangiare nel luogo preferito dai locals, puoi avere un confronto e imparare un sacco di cose.

Molto di quello che so sulla Cambogia l’ho imparato lungo le strade di Phnom Penh.
E’ stata la prima città cambogiana nella quale sono capitata e non avrei potuto chiedere un benvenuto migliore. Quando ti presenti ad un luogo nuovo passando per la sua capitale devi mettere sempre in conto un impatto forte.
Le capitali racchiudono la quintessenza di un paese, lo descrivono.
Non fanno da cornice, riempiono i vuoti.
E così Phnom Penh mi ha mostrato il volto bello della Cambogia, mi ha mostrato la sua gente.
Prima di partire sapevo che probabilmente mi sarei imbattuta in un popolo accogliente ma mai avrei immaginato che i cambogiani potessero essere tanto dolci e spontanei. Sentirsi a casa è questione di attimi, soprattutto quando passeggi per strada e tutti i bimbi ti salutano urlando “Hellooooooo!”, o quando le persone nei mercati si mettono in posa di fronte alla tua macchina fotografica. O quando ancora sono proprio loro a chiederti di essere immortalate.
Non dimenticherò mai la signora che, da dietro la sua bancarella piena di pentoloni dall’igiene inestistente, ha insistito per farci assaggiare il piatto che stava preparando. Non per vendercelo, ma semplicemente perché ci chiedevamo cosa fosse e lei non parlava inglese.

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Phnom Penh mi ha mostrato, però, anche il volto triste, quello pieno di sfregi e tagli e punti di sutura.
E’ come se fossero due facce della stessa medaglia: da una parte trovi i colori e l’arcobaleno, dall’altro il buio pesto.
O forse dovrei dire il rosso, perché la storia della Cambogia porta il peso di una tragedia tanto cruenta quanto recente che conta diversi milioni di morti e che prende il nome di Khmer Rouge, ma non solo. E’ una storia che ha visto soccombere il paese per via delle pressioni provenienti da vari fronti e così, tra bombe e stermini, Phnom Penh è stato lo sfondo -uno dei tanti- di una delle pagine più tetre della storia dell’umanità.

Cosa vedere in due giorni a Phnom Penh?

Tuol Sleng Genocide Museum (o S21)
e
Campi della Morte (Choeung Ek)

Tuol Sleng (conosciuto anche come S21) un tempo era un’ importante scuola superiore, prima di essere trasformata dai Khmer Rossi in un luogo di torture e morte dal 1975 al 1979.
A Tuol Sleng sono state imprigionate circa ventimila persone e ne sono sopravvissute soltanto sette.

Camminare dentro quell’inferno, visitando le sue stanze, è qualcosa che straccia il cuore. L’audioguida è fatta estremamente bene e spiega, attraverso testimonianze e ricostruzioni, un mondo che farebbe accapponare la pelle anche al più impassibile tra gli uomini. A volte sono dovuta scappare fuori per via delle foto troppo crude, dei racconti troppo dettagliati.
Ma poi ho pensato che sia giusto così, perché bisogna conoscere anche le ombre per apprezzare la luce e la forza incredibile di un intero paese.

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Ecco perché sia S21 che i Campi della Morte meritano un bel po’ del tuo tempo.
Sono due luoghi collegati, perché se a Tuol Sleng ci sono le stanze di tortura, a Choeung Ek ci sono le fosse comuni. E proprio mentre premo le dita sulla tastiera, protetta dal calduccio nella mia casa, sento un brivido percorrermi la schiena. Ripenso a ciò che ho visto, a come all’apparenza il Choeung Ek possa sembrare un giardino pieno di verde, se non si ascoltano le parole uscire dalle cuffie e non si presta attenzione alle ossa che ancora spuntano dal terreno.

Ho pianto tanto, tantissimo.
Ho pianto nel ripercorrere i giorni di chi -per ragioni folli e insensate- si è trovato costretto a lasciare i propri affetti e la propria casa, convinto di poter presto tornare alla gloria per poi finire, invece, nelle braccia della morte.
Ho pianto perché quando ti si schiantano contro cose come queste ti chiedi solo come possa l’essere umano concepire un male tanto grande, una cattiveria assolutamente gratuita. Non credo ci siano risposte, ma visite come quella a Tuol Sleng e a Choeung Ek servono a porsi tante domande.

Informazioni Utili
  • Tuol Sleng si trova al centro della città, ma i Campi della Morte no. Il nostro consiglio è quello di contrattare un tuk tuk per tutta la giornata e di visitare prima S21 e poi Choeung Ek.
  • Il costo per ogni sito è di 3 dollari per l’entrata più 3 dollari per l’audioguida. L’audioguida è validissima e indispensabile.
  • Non è possibile fare foto ovunque ed è consigliabile rispettare le regole e il silenzio di questi luoghi così fragili.
  • Considera che si tratta di vicende storiche recenti, quindi diversi cambogiani che incontrerai durante il tuo viaggio le avranno vissute in prima persona, ma sebbene alcuni siano disposti a parlarne, questo non significa che valga per l’intera popolazione.
    Ricorda che c’è gente che ha perso tutto.

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I mercati

I principali sono il Mercato Centrale e il Russian Market, perfetti se hai voglia di fare shopping scorta di souvenir.
Io ti consiglio di trascorrere una serata al Night Market, dove c’è una zona dedicata allo streetfood e puoi scegliere di sederti ad un tavolo normale o su uno dei tappeti posti al centro. In questo caso, ricordati di togliere prima le scarpe!

Il lungofiume

Prima di partire non sapevamo bene cosa aspettarci dai nostri due giorni a Phnom Penh, tuttavia eravamo consapevoli che non avremmo trovato una capitale simile alle altre del sud est asiatico. Phnom Penh (a proposito, si legge Pnompèn) non ha nulla a che vedere con Bangkok o Singapore, è molto più umile, senza pretese.
Dei fronzoli, Phnom Penh non sa cosa farsene.

Una delle attività preferite dai suoi abitanti è riversarsi sul lungofiume, dove troverai gente intenta a fare sport, coppiette o comitive a passeggio, pic nic improvvisati e bancarelle.
Qui sorgono anche il Palazzo Reale e la Silver Pagoda. Del Palazzo Reale è visitabile solo una parte in quanto è ancora abitato dal Re.

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Aperitivo al FCC

Tappa assolutamente imperdibile che permette di fare un salto indietro nel tempo, grazie all’arredamento coloniale e alla sua storia affascinate. FCC sta per Foreign Corrispondent’s Club, perché questo ristorante era il quartier generale dei corrispondenti di guerra stranieri, tra i quali Tiziano Terzani, durante i tragici periodi dei bombardamenti americani e del regno di Pol Pot.

I prezzi sono un po’ più alti della media, ma l’atmosfera e la vista sul fiume ripagano di tutto.

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Dove dormire a Phnom Penh?

Per i nostri due giorni a Phnom Penh abbiamo scelto il Sun & Moon Urban Hotel, situato a poca distanza dal Night Market e dalla zona del Palazzo Reale. E’ un hotel molto particolare, colorato e dagli arredamenti super moderni. Pulizia impeccabile e colazione varia. Consigliatissimo!

Dove mangiare a Phnom Penh?

  • Malis: è uno dei ristoranti più famosi di tutta la Cambogia e ha sede sia a Phnom Penh che a Siem Reap. Serve cucina cambogiana ma in chiave molto elegante. Il locale è davvero bello, tuttavia i prezzi sono bassi per gli standard europei.
  • Mblon Deaum Obpel Restaurant: ecco, questo è il contrario del Malis. Si tratta di un posto super spartano e frequentato esclusivamente da gente del posto. I suoi noodles sono tra i migliori mai provati e i prezzi sono bassissimi. Purtroppo non conosciamo l’indirizzo preciso, ma dando le spalle al Sun & Moon Urban Hotel dirigiti verso sinistra e poi imbocca la prima traversa a destra, lo troverai sul lato sinistro dopo circa un centinaio di metri. Fuori ha un pentolone enorme nel quale vengono preparati i piatti.

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About

Marika Laurelli. Travel blogger autrice di Gate 309, Web Writer e Storyteller Appassionata di tutto ciò che riguarda i social network e nutre un amore smisurato per il mondo, l'avventura, la scoperta.

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