Cose strambe che ho notato durante il mio viaggio in Giappone

Stavo per scrivere uno di quei post strappalacrime dedicati alle cose che ho imparato viaggiando, ma dato che ultimamente di polpettoni ne ho scritti diversi, voglio cambiare un po’ tema, raccontandovi le cose più strambe che ho notato durante il mio viaggio in Giappone.

Viaggiare vuol dire arricchirsi e ciò che io ricordo di una meta sono soprattutto le abitudini dei popoli che incontro, quelle che a volte sembrano surreali, perché diversissime dalle nostre. Voglio raccontarvi qualche scena che custodisco nella mia mente, per trasportarvi un po’ all’interno delle usanze e dei costumi locali. Il Giappone è un luogo da visitare almeno una volta nella vita ed io continuerò a consigliarlo a chiunque, perché rispecchia perfettamente quell’idea di “stare a contatto con una cultura che sembra provenire da un mondo diverso”. E’ un luogo semplicemente meraviglioso!

Qualche giorno fa un’amica mi ha detto che segue il mio blog perché non mi limito a dare informazioni, ma racconto anche esperienze vissute in viaggio e mi ha suggerito di farlo più spesso.
Di post-guida sulla Terra del Sol Levante ne ho scritti diversi, quindi oggi seguirò la sua dritta, allontanandomi dall’immagine di “guida turistica” e parlandovi di cose che su quest’ultima, per ovvi motivi, non si possono trovare! 😀

Poi arriverà anche il post serio, ma ora ci tengo a regalarvi due risate, che quelle non sono mai troppe.
E in questo caso, fidatevi, il Giappone è perfetto.

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  • I giapponesi bevono troppo, anzi bevono poco ma si trasformano comunque

So che detto da me non è molto credibile, ma questa cosa l’ho notata praticamente all’inizio del mio viaggio in Giappone. E’ come se avessero una doppia personalità: di giorno anime angeliche educate e rispettose, di notte animali da festa che si scatenano a Roppongi -in realtà non ballano, saltano per ore ed ore- con tanto di occhiali da sole nel locale più trash del momento.
Se di mattina devi stare attento a mettere il silenzioso al cellulare in metropolitana, di sera quello stesso cellulare vorresti sbatterlo in testa al salary man ubriaco di turno che, reggendosi con una sola mano all’asta del vagone, sembra molto intenzionato a buttarsi addosso a chi gli sta di fronte con tanto di alito che puzza di alcool. Puro.

941563_10200704722835454_939736123_nScusate la qualità della foto, ma dovevo condividere con voi il pc rosa del dj con tanto di orsetto attaccato sopra.

  • I giapponesi amano Capoli

Chi ha vissuto l’esperienza di un viaggio in Giappone probabilmente si sarà positivamente scontrato con la curiosità del suo popolo che, per quanto timido, è comunque molto buffo.
Ogni tanto ci veniva qualcuno vicino -nei ristoranti, ai semafori, nei templi- per informarsi sulla nostra provenienza. Allora Diego rispondeva “Napoli” -figuriamoci l’interdizione se io avessi detto “Campobasso”-  e loro rispondevano “Napoli?OHHHHHH..CAPOLI!”. Le prime volte abbiamo semplicemente sorriso, ma dopo il decimo giapponese curioso il dubbio ancora non era stato sciolto, quindi facevamo spallucce chiedendoci cosa diamine fosse questo “Capoli”.
Poi, non ricordo in che modo, siamo riusciti a capire: intendevano Capri!

  • I giapponesi si inchinano troppo

Prima del mio viaggio in Giappone, ero a conoscenza del fatto che le persone nei negozi, negli alberghi o negli altri luoghi di “incontro” fossero solite inchinarsi tantissime volte, ma non mi aspettavo potessero arrivare a tanto.
Guardate un po’ la foto qui sotto!
Ma secondo voi pensano cose del tipo “No, questo pantalone non lo voglio perché quando mi inchino mi fa difetto”?

942201_10200704849718626_368403676_nManichini in un centro commerciale a Kyoto

  • I giapponesi tifano Napoli

Questa me la dovete spiegare, perché ancora non me ne faccio una ragione.
Vi ho già detto che ho un fidanzato più legato al Napoli che a me nel post Come combattere i topi giganti delle Phi Phi Island, ma non vi ho raccontato di quello che è successo in Giappone, perché se già mi sembrava strano che i thailandesi potessero scommettere sul calcio italiano, i giapponesi li hanno superati alla grande.
I membri del Napoli Club Tokyo -esiste, giuro che esiste- hanno praticamente organizzato una cena in onore di Diego!
Poi, all’alba, l’ho visto tornare in hotel con al collo un ulteriore regalo: una sciarpa che portava la scritta “Samurai Azzurri”, perché mentre io ero andata a dormire dopo una serata a Roppongi, lui si era unito ai tifosi giapponesi per guardare la partita del Napoli che no, non veniva trasmessa alle 21, ma alle quattro del mattino per via del fuso orario!
Erano tutti felicissimi di avere un napoletano vero tra di loro, perdipiù con lo stesso nome di Maradona, e ci hanno contattati ogni giorno in tantissimi per sapere se avevamo bisogno di qualcosa, mostrandosi sempre presenti e premurosi.
Ok, non è vero. In realtà contattavano solo lui e a stento erano al corrente della mia esistenza, ma questi sono dettagli.
Il Club Napoli Nippon ha sede presso l’ottima pizzeria di Peppe, “Napoli stà cà”, vicino alla Tokyo Tower.

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  • I giapponesi ti fanno sentire un vip

No, non perché ti lodino o altro. Semplicemente perché capita che vogliano farsi una foto con te o perchè non sono abituati alle effusioni in pubblico. Quindi immaginate la scena: stavamo semplicemente scherzando facendoci il solletico sulle scale della metropolitana e all’improvviso un flash mi ha accecata, mi sono girata e ho visto tre giapponesine che dopo averci fotografati ci salutavano con le dita a “V” ridendo sotto i baffi.





Ah, non dimentichiamo che loro sono sempre quelli che hanno i distributori di mutandine usate.
U-s-a-t-e!

  • Il Giappone è un enorme cartone animato

Credevo che fosse un luogo comune, invece si ha davvero l’impressione di essere stati teletrasportati in un manga interattivo. Ogni cosa, dalle indicazioni ai vestiti, ricorda il mondo dei fumetti. Le donne indossano spille di Hello Kitty, le pubblicità sembrano tutte destinate a un pubblico di massimo cinque anni, dagli smartphone dei giapponesi -compres i business men- penzolano innumerevoli oggettini raffiguranti i personaggi più noti, per non parlare delle cover.
Organizzare un viaggio in Giappone vuol dire tornare un po’ bambini e confondersi con una cultura che non conosce il senso della vergogna o della parola “infantile”.

941406_10200704755036259_721352929_nUn incrocio ad Asakusa

  • In Giappone stanno portando avanti una campagna a favore della cellulite

Secondo me è così, anche se non lo ammettono.
Hanno una cucina di base super sana, leggera, fresca, ottima. Ma ovunque vi giriate ci sarà sempre qualche schifezza -di quelle potenti- pronta a minacciare il vostro fondoschiena! I dolci sono ovunque, ovunque!
Si passa dalla miriade di caramelle e cioccolatini sparsi in tutti i negozi che “non posso non comprarli, hanno un packaging così carino”, passando per i chioschi di crepe con dentro di tutto, fino ad arrivare alle patatine in busta di qualsiasi tipo, dal wasabi al cioccolato. In quei negozi, fidatevi, ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare.

943011_10200704892679700_896739990_nCrepe ad Harajuku con cheesecake, caramello, panna e gelato

  • Nei sogni erotici dei Giapponesi c’è Hello Kitty

Non mi credete? Provate a passeggiare nella strada dei Love Hotels, a Shibuya. Si tratta di alberghi ad ore che hanno la stessa “funzione” dei nostri, ma con molta più fantasia. Stivali con tacco infinito e travestimenti? Si ci sono anche loro, ma un’altra grossa fetta è dedicata indovinate a cosa? Ma al mondo dei manga, naturalmente!
Voglio darvi un consiglio: dopo aver visto la foto qui sotto, seguite il mio esempio e non fatevi domande.

TheLoveHotel_RickHallFoto proveniente dal web.

…Io non ho avuto il coraggio di entrare!

 

 

 

About

Marika Laurelli. Travel blogger autrice di Gate 309, Web Writer e Storyteller Appassionata di tutto ciò che riguarda i social network e nutre un amore smisurato per il mondo, l'avventura, la scoperta.

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